1000XResist e l'ordine dell'esistenza
1000xResist è un titolo particolare e affascinante: non sta facendo rumore, ma probabilmente dovreste giocarlo.
Mentre i tiepidi raggi del sole iniziano a penetrare dalle persiane semi chiuse della camera, la gatta fa cadere un abatjour del 1890: le bestemmie tuonano per casa e Giggetta, non contenta di avermi svegliato, inizia a richiedere attenzioni; sono le 5 e 30 di mattina e, con due occhi enormi, mi chiede di giocare a fare la lotta.
Non posso accontentarla, non voglio farlo; è più di una settimana che si sveglia alle prime luci del mattino perché non vuole giocare dopo cena, quando solevamo giocare mentre mamma lavava i piatti e puliva la cucina.
Azioni mamma compieva prima che noi andassimo via erano quasi dei rituali che si sono interrotti da una settimana e mezza lasciando spazio al caos mio e di Debora: la donna che mi ha cresciuto è in ospedale, per via di diversi problemi riscontrati dopo una - a questo punto salvifica - caduta.
Ho rischiato di essere indagato per violenza domestica, visti i danni al volto di mia madre e al fatto che i medici non si fidassero della sua amnesia dovuta al trauma che gli ha dato lo sbattere la faccia contro qualcosa di ancora indefinito, ma alla fine quello è il minimo: i problemi che le hanno diagnosticato potrebbero ripresentarsi in maniera molto aggressiva in un futuro fortunatamente non immediato, e questo mi ha portato a realizzare una cosa: sono figlio unico e ho trentun anni.
Devo iniziare a pensare a come prendermi cura di mia madre, che in futuro prossimo, spero più tardi che mai, richiederà attenzioni: non posso accettare la mia situazione economica odierna, devo in qualche modo fare uno step avanti e accertarmi di guadagnare il giusto per far fronte a un tipo di spese per il “caretaking”, che prima o poi, ci saranno.
In tutto questo turbinio di pensieri che mi hanno shakerato, perché realizzare di essere diventato adulto è stato un po’ come rendersi conto di essere un bocciolo schiuso dopo una tempesta tardiva, mi approccio a giocare il gioco giusto nel momento che sembra il più sbagliato possibile: 1000xResist.
1000xResist ha un comparto grafico che definire brutto è riduttivo: ma non vi sto mentendo se vi dico che c’è qualcosa nel suo aspetto estetico che mi ha convinto.
I personaggi, orripilanti alla vista come un giardino marcio, vengono corroborati da una regia magistrale, rendendo il contrasto tra i due compartimenti qualcosa di affascinante, come se i movimenti di camera in un certo qual senso sollevassero i modelli poligonali dalla loro bruttezza, elevandoli a una farfalla in volo.
Non sono sicuro che questa sia stata una scelta “by design”, ma riflettendoci a mente fredda questa trasandatezza poligonale fa sì che ci si dimentichi presto dell’aspetto dei personaggi e ci si focalizzi sulla scrittura, su quello che stiamo leggendo e su quanto sta accadendo su schermo.
Il risultato è straniante, perché la profonda cura delle inquadrature è incredibile e rende sul serio onore a scelte stilistiche debosciate, o forse semplicemente folli.
Nonostante l’essenzialità e la goffagine delle animazioni del movimento della protagonista e gli NPC quasi sempre immobili, le espressioni dei modelli poligonali funzionano, restituendo una sana dose di ansietta e empatia durante le scene più emotive.
Tra una spruzzatina di Yoko Taro di qua, una di Nietzsche di là, il gioco sa farti riflettere e intrattenerti con una trama sci-fi a cavallo tra tematiche filosofiche del 900 e trovate ludiche del XXI secolo.
Non so se 1000xResist sia il primo in assoluto, ma è un gioco in cui le influenze della pandemia del Covid si sentono tutte: apparentemente, sembra che la razza umana sia stata distrutta da una malattia che uccide gli esseri viventi facendoli lacrimare; una sorta di tristezza assoluta, un mal de vivre che porta alla tomba.
Noi assistiamo a quello che sembra essere uno dei primi focolai, inserendoci nei panni di una ragazzina delle superiori, Iris.
Chi è Iris? E perché viaggiamo attraverso le fasi della sua vita? Da cosa è dovuta questa strana malattia? Cos’è l’essere gigante che alcune persone affermano di aver visto?
Il viaggiare temporalmente attraverso le fasi della vita di una persona in maniera confusa, o meglio, non cronologica, mi ha ricordato molto un capolavoro del fumetto mondiale “Here” (attenzione: potrebbe essere un paragone un filo forzato, ma mentre giocavo ho pensato seriamente a questo fumetto più di una volta)
Ci vorrà del tempo, prima di scoprire chi sia effettivamente Iris e il motivo della sua importanza, in una trama che impiega il suo tempo per schiudersi, ma dopotutto è giusto così: subito dopo il primo capitolo scopriamo di essere la sorella Watcher che si è immersa nel passato di Iris per compiere la sua comunione e compiacere la ALLMOTHER, divinità di un culto che venera la Sorella Madre.
Mentre si scopre la genesi di questo nuovo mondo, ci chiederemo costantemente chi siamo, cosa siamo e dove siamo: si prova del sano smarrimento tra un capitolo all’altro, quando di colpo in bianco potrebbe cambiare l’ambientazione senza troppi fronzoli e indicazioni. Starà al giocatore cogliere cosa è successo leggendo i dialoghi e ripensando a quanto è successo nel precedente capitolo. È in questo frangente che il gioco un po’ si mette la maschera da Evangelion, proponendoci uno sbigottimento del tutto simile a quello che proviamo guardando il terzo film della tetralogia dell’opera di Anno.
Le somiglianze con l’anime che ha scosso il Giappone negli anni ‘90 non finiscono qui: si percepisce l’estrema passione che lo sviluppatore ha verso questo prodotto, al punto che il capitolo finale somiglia un po’ alla celebre scena delle “congratulazioni” di Shinji, ovviamente con le dovute differenze.
1000xResist è un gioco che ti spinge a riflessioni profonde, sia politiche che più intime e personali. Mi sono ritrovato più di una volta a pensare alla “sacralità” dell’omicidio, di come a volte la morte può portare all’idolatrazione della persona, a creare culti il cui scopo è manipolare le masse e a farle comportare un po’ come si vuole.
Si riflette anche sull’importanza della rivolta, proponendo dei paralleli che approfondiscono alcuni personaggi secondari e su come i riottosi evolvono nel loro percorso di vita, adeguandosi a una società che hanno provato a migliorare, magari fallendo nel loro intento.
Remi Siu e il resto dei Sunset Visitor, gli sviluppatori del gioco, hanno scritto un’opera profonda e che riesce a non essere mai banale, nonostante i concetti espressi non si discostino poi molto da quelli che hanno provato a trasmettere altre opere sci-fi, ma il racconto è originale e affascina fino alla fine: il gioco riesce bene a comunicare le informazioni attraverso i dialoghi, dosando le informazioni in maniera sapiente, disvelando così poco alla volta, gli avvenimenti che hanno portato alla creazione di una ginarchia gestita dalle Sorelle.
Il gioco mi ha assorbito fino alle fine, nonostante non ci siano dei guizzi particolari nel Game Design che mi hanno fatto sentire stimolato nel continuare: è importante iniziare a ragionare su come si possono veicolare contenuti senza rendere passivo il giocatore durante la narrazione: Nier Automata, così come The Last of Us, ma anche altri che ora non mi vengono in mente, rendono l’interazione significativa utilizzando comandi banali, ma che in quel momento ti forzano a prendere una scelta.
In 1000xResist il nostro compito è interagire con i personaggi per avanzare nel plot: quasi un walking simulator, se non fosse per alcune meccaniche di gameplay molto elementari, che in alcuni casi ci vedono viaggiare nel tempo per farci accedere ad altre aree, magari chiuse in certe coordinate temporali, oppure per interagire con personaggi che sono passati nelle zone in cui siamo in quel momento, o che faranno visita in un momento successivo al nostro.
Spesso il titolo tende a alternare fasi in prima e in terza persona, cercando di far percepire sia lo stato mentale dell’avatar che stiamo controllando, sia la sua statura.
Il gioco è ricco di scelte da fare, nonostante ancora non abbia capito il reale peso di esse: molto spesso le risposte che darete non corrispondono esattamente a quello che Watcher dirà e questo causa un po’ di scollamento tra voi e la protagonista.
Ho il presentimento che gli sviluppatori volessero far percepire questo tipo di passività, di impotenza e rassegnazione, corroborate da una regia interessante e da modelli che sono quanto più artificiali possibili.
Ho avuto la sensazione di essere un semplice spettatore passivo delle vicende, come se il gioco mi dicesse di tacere e di osservare il fato di Watcher e delle sorelle, di mettermi in posizione di ascolto per comprendere quel dramma che è avvenuto e di non poter in alcun modo modificare il fatto che il mondo come lo conosciamo noi nel 2024 è stato devastato.
Che è un po’ la stessa impotenza che si sente davanti alla malattia e la morte e come questi elementi della vita, ti fa sentire piccolo, impotente, inerme.
Cul in Aria
Avendo mia madre all’ospedale ed essendo un caldo terribile, questa settimana ho fatto un paio di focacce “simil” baresi.
Dico “simil” perché l’ho fatta una bianca e una coi peperoni, mentre la terza tradizionale, con olive di cerignola e pomodorini cotti al forno.
Dicono sia venuta buona: ne ho portata un pezzo a mia madre e la mia famiglia l’ha spazzolata a casa.
A me la focaccia non piace molto, odio le cose troppo soffici e trovo sempre necessario un minimo di crunch se le cose non si sciolgono in bocca.
Per quanto riguarda la “ricetta” delle focacce, vi dico subito che non utilizzo la patata lessa: io a Bari le ho assaggiate senza impasto e sinceramente mi son piaciute molto.
Utilizzo un mix al 60% composto di semola e l’altro 40% di farina 00 o 0 molto forte (una manitoba del supermercato va bene, se volete un consiglio specifico, mi trovo bene con la “farina magica” del Molino Lo Conte, con cui faccio praticamente tutto) un buon 70% di acqua e tanto olio.
l’olio in genere lo metto dopo che l’impasto ha assorbito l’acqua, perché una volta l’ho messo a metà e ho fatto il casino: come se l’olio impedisse all’impasto di prendere più acqua (cosa penso chimicamente plausibile) .
Il lievito dipende un po’ dalle temperature e dal tempo che avete prima di mangiarle: io di solito in estate ci metto una decina di grammi e in massimo 4 ore sono pronte per essere pezzate e messe in teglia.
Ah sì, mi raccomando il sale, un 22% sulla farina è sufficiente.
Mi raccomando: quando fate focacce la lievitazione in teglia è IMPORTANTISSIMA, perché l’impasto si inizia ad adagiare.
Oliatela prima di metterci l’impasto, è una ricetta in cui ci va molto olio di oliva, possibilmente buono.
Una volta lievitato, stendetela partendo dai bordi e andando verso l’interno.
Quando siete arrivati a toccare i bordi della teglia, lasciate lievitare un’altra mezz’oretta
Un grazie a Pietro Riparbelli che come suo solito si prende cura della sorella Pacione correggendo nel modo migliore possibile quanto state leggendo. Hekki ALLMO, Pietro: qualsiasi cosa significhi.
L'impotenza e l'accettazione dovrebbero disintossicare la nostra cultura da quella forma di frizione tossica e dannosa che è il controllo. L'hai identificato benissimo nella tua disamina di 1000x, gioco che mi ha toccato profondamente in un momento sbagliato, come ogni cosa perfetta. Grazie Pacione.